Il Management del Dolore Post-Operatorio ritorna sui palchi con un minitour di anteprima di “McMao”

Dopo una lunga pausa di due mesi la band di Lanciano è pronta per ritornare sui palchi di tutta a penisola in attesa del nuovo album in uscita nelle prime settimane del 2014.

Cinque date in anteprima a dicembre il 22 al Centobuchi di Monteprandone (AP) per il 17 FESTIVAL, il 25 al Pura Vida di Lanciano (CH), il 27 al BIKO di Milano, il 28 allo Spazio 211 di Torino, il 29 a Palazzo Ducale di Genova.

Ad accompagnarli in un paio di queste “date test” anche LODO GUENZI de Lo Stato Sociale. La band porterà in scaletta scaletta alcuni brani inediti inclusi della loro prossima release.

“McMao” ricomincia il discorso là dove il precedente lavoro l’aveva interrotto. Non meno ironico e sincero, non più pacificato del suo predecessore. Ma voglioso di mischiare le carte, come già nel titolo, associando immagini che (apparentemente) non hanno nulla a che fare per lasciare emergere le contraddizioni, l’imbecillità ma anche il rabbioso entusiasmo di chi cerca una realtà diversa. “Il posto più pericoloso non è Baghdad / il più pericoloso è il cesso dell’università / il piscio a terra e intorno i figli di papà”.

Una voglia di cambiare senza stravolgere che anche a livello musicale allarga lo specchio di influenze iniettando echi punk-funk, new wave e squarci di livida elettronica, arrivando anche ad omaggiare inaspettatamente Luca Carboni (la cover di “Fragole buone buone”), per rendere più vario un suono che soprattutto dal vivo si trasforma in sudore, divertimento e sana adrenalina. I MADE DOPO, insomma, tornano a dire quello che va detto e lo fanno a modo loro, come giulllari della vita che usano il rock per raddrizzarne le storture.

Nello scorso tour avevano anticipato un brano, “La pasticca blu”,che era diventato anche un video e già la diceva lunga su cosa sarebbe stato il nuovo lavoro. D’altra parte quando si rischia di precipitare in un abisso di disillusione, quando l’essere alternativi significa solo conformismo (“perché quelli che vivono uguale / hanno un’idea della bellezza così volgare / pensano che sia / una cosa che serve per scopare”), quando anche l’arte pare avere abbandonato la nave (“Ho il vago sospetto che facciano i film in alta definizione / per compensare la bassezza morale delle persone”) e quando vale tutto a tal punto che pure grandi uomini come Jim Morrison (a cui è dedicata James Douglas Morrison) diventano santini da tenere nel taschino per fingere di essere intellettuali maledetti, allora l’unica cosa che rimane è cantare e cantare forte. Perché la vita di ciascuno di noi non può passare così, imprigionata in un agghiacciante fast food esistenziale.

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